ma che razza di razza 4 novembre“ma che razza di razza” Praticamente diversi.

Nel mese di ottobre le classi terze della Scuola Media IV Novembre si sono recate alla Casa delle Culture di Arezzo per prendere parte a un’attività laboratoriale, organizzata dall’Unicoop di Firenze, incentrata sul razzismo.
Conoscere il razzismo in un viaggio attraverso stereotipi e pregiudizi che lo caratterizzano, ci è sembrato un valido strumento per contrastarlo, in un momento storico particolarmente delicato per l’equilibrio della nostra società multietnica. I ragazzi hanno poi discusso in classe di quanto sperimentato e appreso, quindi hanno relazionato su quest’attività.
In qualità di insegnante di lettere della classe terza f, riporto di seguito uno dei testi realizzati dai miei alunni che dimostra la positività dell’esperienza vissuta.
 
Gilda Zanardi

 

Relazione sul progetto “ma che razza di razza!”
                                          
Giovedì 22 ottobre 2015 ci siamo recati alla Casa delle Culture di Arezzo per partecipare al progetto, organizzato dall’Unicoop di Firenze, dal titolo “ma che razza di razza!”, rivolto agli studenti delle classi terze della scuola secondaria di primo grado, a quelli della scuola secondaria di secondo grado e a tutti gli adulti interessati, allo scopo di disimparare il razzismo.
Il progetto si divide in due attività, per questo, arrivati al luogo prefissato, siamo stati separati in due gruppi che avrebbero svolto i due diversi laboratori in contemporaneità.

La prima attività chiamata “Laboratorio di idee” stimolava la riflessione su argomenti quali razza, razzismo, stereotipi e pregiudizi. Sono stati organizzati quattro piccoli gruppi che, con l’aiuto di computer e video, dovevano lavorare su due degli argomenti proposti, risolvendo enigmi, dando definizioni e facendo delle scelte. Non è stato un lavoro molto semplice, perché il video dava dei comandi precisi che implicavano delle riflessioni, ma il tempo per lo svolgimento era veramente ridotto. L’educatore ci ha poi spiegato che la scelta di mettere a disposizione tempi brevi per riflettere su argomenti così importanti è voluta, perché l’attività è basata sulle nostre idee e sui pensieri immediati che facciamo su tali tematiche, quindi le scelte che affrontavamo non dovevano essere troppo pensate.
Questa prima fase del progetto è risultata interessante, la forma dei video proposti era molto carina e i filmati contenevano alcuni esperimenti che aprivano gli occhi ed erano spunti di riflessione su tutti gli stereotipi e i pregiudizi che possiamo avere su una persona con caratteristiche fisiche diverse dalle nostre. Alla fine del video abbiamo fatto qualche riflessione sugli stereotipi che abbiamo verso persone di nazionalità diversa, ma che di solito vengono attribuiti anche a noi italiani, e siamo poi passati all’attività seguente.

Il secondo percorso consisteva in una simulazione molto realistica durante la quale venivamo proiettati in un futuro che ci vedeva come migranti in un'altra nazione. La prima difficoltà trovata è stata sicuramente la lingua, incomprensibile per noi, che rendeva impossibile la comunicazione con gli addetti di un’ipotetica frontiera e la compilazione di alcuni moduli. Ci sono state assegnate delle lettere che corrispondevano a diversi lavori che avremmo dovuto compiere, come unire insieme due tubi di ferro, dipanare la lana, cucire un bottone o dividere dei semi in base al loro colore. Alcuni di noi sono stati addirittura messi in prigione a causa del mancante visto sul passaporto. La simulazione si è poi conclusa con la trasmissione di un video, ambientato in un prossimo 2020, che faceva vedere alcune proteste fatte dagli abitanti di altri paesi contro i profughi italiani, accusati di rubare lavoro e di altre inciviltà.
Questo percorso molto realistico ci ha fatto considerare il fenomeno migratorio da un altro punto di vista, facendoci immediatamente comprendere le condizioni e gli stati d’animo dei migranti.
Quest’attività mi ha colpito molto, non è stato semplice affrontare le difficoltà della situazione in cui siamo stati catapultati e subire atti discriminatori mi ha veramente aperto gli occhi, perché io ero consapevole che non mi sarebbe successo niente di male, ma non mi sono sentita lo stesso bene e invece ci sono persone che queste esperienze le vivono realmente sulla loro pelle e sono costrette a subire frustrazioni, violenze, lavorare tantissimo e perdere la propria dignità in silenzio.

Le riflessioni conclusive dell’attività hanno riguardato l’individuazione di alcuni scopi del razzismo, e molti di noi hanno affermato che quello prevalente è esercitare un senso di predominio sugli altri per poi attribuire allo straniero colpe, come la mancanza di lavoro nei vari stati, accusandolo di tutte quelle cose negative che accadono nella società di oggi. Siamo così occupati a incolpare gli altri e a entrarci in contrasto che distogliamo l’attenzione dal problema principale che si potrebbe risolvere, smettendo di fare atti razziali e abbandonando gli stereotipi che abbiamo nella mente e collaborando insieme con tutte le persone, anche con quelle che sono fisicamente diverse da noi.

Quest’attività è stata molto positiva, piena di spunti di riflessione. La forma in cui vengono presentati gli argomenti è bella e d’impatto.
Io sono rimasta molto contenta di aver partecipato a questo progetto, per questo lo consiglio, senza l’applicazione di nessuna modifica.

Sofia Pietrini – classe terza sezione F